IL LAVORO È IL MIO ESERCIZIO!

Questa immagine mostra una persona che solleva un tronco, per fare ironia sul lavoro come esercizio. Molte volte, come fisioterapista, mi sono sentito dire "Non faccio sport, lavoro!" Vediamo in questo articolo se è la stessa cosa.

Sono cresciuto in una famiglia di tradizione contadina, e complice il fatto di essere stato sovrappeso fin da piccolo, i miei genitori mi hanno sempre fatto fare qualche sport. 

Sulla base di questo, una delle frasi che mi sono sentito ripetere più spesso dai parenti è stata:

“Fare sport? Vieni nei campi con me invece! Vedrai che non ti servirà fare nient’altro!”

In questo momento credo di aver strappato più di qualche sorriso a chi ricorda di essere stato nella stessa situazione. É un grande classico. Specialmente in Veneto.

È una frase che forse, qualche anno fa, poteva anche avere una qualche corrispondenza con la verità, ma che oggi, con i ritmi di lavoro altissimi che caratterizzano tutti i settori, non possiamo più considerare valida.

È una frase che equivale a dire: 

Se sei occupato, sei in movimento. Se sei in movimento, ti stai allenando, quindi sei in salute e in forma.

Purtroppo però, vista la mia esperienza come fisioterapista, ma soprattutto visto ciò che la scienza sta dimostrando, sappiamo che questa affermazione è sbagliata. 

Oggi voglio infatti parlarvi nello specifico di un articolo che mette in luce tutti i fattori per cui lo sforzo fisico che facciamo lavorando non produce gli stessi benefici effetti dell’esercizio, anzi, sembrano addirittura essere controproducenti.

Questo costituisce il cosiddetto “paradosso dell’attività fisica“.

L’articolo in questione è stato scritto da Holtermann e colleghi e pubblicato nel 2018 nel British Journal of Sport Medicine.

Già prima di loro, numerosi studi epidemiologici avevano già evidenziato come chi ha un’occupazione che prevede un intenso sforzo fisico sia maggiormente soggetto a sviluppare malattie cardiovascolari, specialmente se si tratta di persone con scarse capacità economiche.

Vediamo quindi perchè, analizzando i 6 fattori del paradosso dell’attività fisica identificati dall’articolo.

Troppo poco o troppo a lungo

Oppure entrambi! 

Lo sforzo fisico al quale si è sottoposti lavorando risulta essere troppo poco intenso per generare delle modificazioni nella capacità cardiocircolatoria

Allo stesso tempo, lo sforzo fisico al lavoro viene mantenuto per troppo tempo per poter generare delle modificazioni significative.

Immaginiamo di mettere insieme entrambe le cose!

Per mantenere o migliorare la capacità cardiocircolatoria, l’attività fisica dev’essere portata ad un’alta intensità, nello specifico tra il 60 e 80% della massima capacità aerobica, ma per brevi periodi di tempo.

Lo sforzo medio delle attività occupazionali è del 30-35% della massima capacità, ma mantenuto in media per 8 ore! Questo tipo di attività può peggiorare la capacità cardiocircolatoria, come vedremo nei prossimi punti.

Aumento della frequenza cardiaca a riposo 

È normale avere un aumento del battito cardiaco durante l’attività fisica ed immediatamente dopo.Alcuni studi però, hanno evidenziato attraverso l’elettrocardiogramma (ECG), che le attività lavorative con lo sforzo più intenso, elevano la frequenza cardiaca a riposo per tutto l’arco delle 24 ore, non solo “nei pressi” dell’attività lavorativa. 

L’esercizio fisico non lo fa, anzi, tende ad abbassarla.

E un’alta frequenza cardiaca a riposo rappresenta già da sola un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari.

Aumento della pressione sanguigna a riposo

Nello specifico, se il lavoro prevede sollevamento e trasporto di materiali pesanti o lunghi periodi statici in una sola posizione (es. catena di montaggio), c’è un innalzamento istantaneo della pressione sanguigna, che portato avanti per tutta la durata dell’orario di lavoro, tende poi a perdurare nell’arco delle 24 ore. Anche questo è un fattore rilevante per lo sviluppo di malattie cardiovascolari. 

Ferma tutto ragazzo! Anche tu sollevi pesi quando ti alleni? Vorresti dirmi che è tanto diverso?

Anche il sollevamento di pesi importanti in un allenamento genera un aumento della pressione sanguigna, ma proprio per la breve durata che caratterizza gli sforzi durante l’esercizio, la pressione torna a livelli normali nelle ore successive all’attività.

Recupero insufficiente

Quando si parla di esercizio fisico una delle fasi più importanti è il riposo. Questa fase è fondamentale per permettere un recupero ottimale e l’adattamento dell’organismo allo sforzo che si è sostenuto.

Nelle attività lavorative questo aspetto è molto spesso inadeguato, insufficiente e sottovalutato

Nel mondo sportivo si parlerebbe di overtraining, di sovrallenamento. In media gli impegni lavorativi richiedono uno sforzo mantenuto tra le 7 e le 12 ore, in un contesto di vita che difficilmente ci permetterà di rilassarci fuori da quell’ambiente. 

Sentirsi affaticati ed esausti dopo lavoro è considerato normale, specie in una società come la nostra che enfatizza il duro lavoro, che (teoricamente) verrà premiato.

 È fondamentale impegnarsi a fondo per i propri obiettivi, ma ricordiamoci della nostra salute.

Scarso controllo del lavoratore

Al mondo, più del 50% delle persone lavorano all’aperto senza controllo sulle condizioni climatiche, sulle possibilità di idratazione, sull’esposizione al sole e al caldo (o al freddo), sul ritmo di lavoro, sul programma. 

Senza abbigliamento adeguato o dispositivi di protezione individuale. 

In condizioni psicosociali stressanti nei confronti dell’ambiente di lavoro.

Tutto questo insieme di fattori aumenta gli effetti controproducenti dell’attività fisica occupazionale.

L’esercizio fisico, al contrario, è auto-regolabile. Possiamo scegliere noi le condizioni e l’ambiente in cui farlo.

Aumento dei livelli di infiammazione

Tutti i tipi di attività fisica, portano il corpo in uno stato infiammatorio, che permane finché non è stato completato il recupero.

Come abbiamo detto sopra, lo sforzo dell’attività fisica occupazionale, sostenuto per molte ore, per diversi giorni consecutivi e senza un’adeguata fase di riposo, porta di conseguenza a sostenere livelli infiammatori più alti, per più tempo

Questo processo sembra una delle vie possibili per lo svilupparsi di aterosclerosi e malattie cardiovascolari.

Capisco che il quadro così sembra tragico, però purtroppo questo è il prodotto del nostro modo di vivere.

È vabbè amico mio, però è la vita! Non possiamo tutti fare lavori comodi, con poche ore, magari rilassanti, avere il tempo per fare attività fisica, ecc.

Non è mia intenzione lanciare un nuovo modello di società, però tutti, qualunque sia il nostro lavoro, abbiamo la possibilità di prenderci più cura di noi stessi. La scelta è solo nostra.

Come?

  • Organizzando il tempo per ricavare un paio d’ore alla settimana per fare dell’esercizio fisico;
  • Sfruttare il fine settimana per delle attività che siano per noi veramente rigeneranti;
  • Riposare meglio e di più.

Ci sono altre strategie, ma proviamo a scegliere una di queste 3 e portarla avanti per un paio di settimane.

Potrebbe già fare la differenza!

E perché no, fammi sapere com’è andata!

Grazie del tempo che hai dedicato alla lettura, oggi non era facile.

Alla prossima!