Con l’articolo della settimana scorsa ci siamo lasciati con una domanda: se la postura non causa dolore, perché cambiarla?
Ho portato degli esempi di ricerche che hanno messo in dubbio il rapporto tra postura e dolore, in diversi modi.
Il meccanismo di questo tipo di studi è molto semplice: ci deve essere una correlazione significativa tra una determinata caratteristica sulla quale indaghiamo (nel nostro caso le alterazioni della postura) e un effetto prodotto sulla persona (nel nostro caso il dolore). Questo implica, di conseguenza, che la mancanza di quella caratteristica, o di quell’effetto prodotto, impedisca lo stabilirsi della correlazione.
Chiarissimo!…cioè?
Nel nostro caso specifico, significa questo: come possiamo dire che una cattiva postura porta a dolore, se esiste una quantità significativa di persone che non hanno nessun sintomo, pur avendo una postura discutibile? Oppure, secondo il ragionamento fatto in partenza, una persona con una cosiddetta postura corretta dovrebbe essere completamente libera da qualunque sintomo, mentre è stato ampiamente dimostrato che non ci sono differenze, per quanto riguarda il dolore, tra persone con postura “buona” o “cattiva”.
Un altro studio, pubblicato a fine 2016, cerca di fare maggiore chiarezza sul ruolo della postura, mettendo in luce un aspetto importante, che sembra sottile, ma fa decisamente la differenza.
Il disegno di partenza della ricerca è diverso dai precedenti, è una revisione sistematica. Questa tipologia di studi ha lo scopo di prendere in esame gli studi già esistenti su un determinato quesito, e mettere a confronto i risultati per fare il punto della situazione generale.
L’obiettivo della ricerca (composto a sua volta da 10 studi) era identificare il ruolo dell’accentuata cifosi dorsale, ovvero la curva che ci fa stare ingobbiti, nel dolore di spalla e nella quantità di movimento della spalla.
Stando ai risultati, la quantità di cifosi non è correlata in modo significativo con la presenza di dolore alla spalla. Tutti i partecipanti, con dolore o meno, presentavano un grado molto variabile di cifosi dorsale.
L’aspetto interessante è un altro risultato dello studio: alla postura più eretta e allineata della colonna corrisponde una maggiore quantità di movimento della spalla.
Anche se non è collegata direttamente al dolore, anche se correggerla potrebbe portare a non avere nessun miglioramento nei sintomi dolorosi, la postura può (e ripeto, PUÒ) modificare la quantità di movimento delle nostre articolazioni.
Alla luce di tutto questo….
Dovrei intervenire sulla mia postura?
Stando nello specifico a quello che abbiamo visto sembrerebbe di no, ma forse è il caso di considerare altri aspetti correlati, e comprendere più a fondo quale sia la migliore scelta da fare.
È molto comune, appena si sente la parola postura, pensare alla posizione seduta che si tiene davanti al computer, lavorando in ufficio.
Premesso che gli aspetti legati al dolore in un contesto come il posto di lavoro sono molteplici e non si può imputare la colpa del dolore sempre e sistematicamente allo stesso, va considerato un aspetto fondamentale legato alla posizione seduta in ufficio, cioè il suo mantenimento nel tempo.
Ecco che quindi dobbiamo senza dubbio legare il “problema” della postura ad un altro reale problema e ostacolo alla salute che riguarda il nostro stile di vita: la sedentarietà.
Uno studio durato 15 anni sulla popolazione degli Stati Uniti (assimilabile, per questi aspetti a quella europea), dal 2001 al 2016 ha evidenziato come la media di tempo totale passato ogni giorno seduti vada dalle 6 ore di una persona adulta fino a oltre 8 ore per un adolescente, con un aumento medio di un’ora in più al giorno in dieci anni.
Il ruolo che spesso abbiamo attribuito alla postura nello sviluppo del dolore, può invece essere invece connesso alla sedentarietà, e più in generale alla mancanza di movimento.
A proposito di questo, il dott. Andreo Spina dice questo:
“L’unica cattiva postura è quella in cui passiamo troppo tempo.”
Questa affermazione rispecchia perfettamente quello che dice la letteratura in questo momento: se mantenute per molto tempo, posture buone o cattive, portano in modo indifferente a modificazione dei tessuti.
Quindi, so che l’ho già detto in precedenza, ma lo ripeto: muovetevi!
Un’altra considerazione: la postura “di base” che abbiamo è la migliore organizzazione delle nostre risorse messa in atto dal nostro sistema nervoso centrale. È la soluzione che ci da il miglior risultato con il minimo sforzo.
Tenetelo a mente, ci torneremo tra poco.
Ci sono dei modi/metodi per intervenire sulla mia postura?
Ne esistono diversi, la cosa importante da considerare è quali sono efficaci.
Vediamone velocemente alcuni:
Mantenere una postura corretta con costante attenzione
La preferita delle nonne! Per quanto in modo cosciente possiamo mantenere l’attenzione su una postura corretta, come succede per esempio durante un gesto atletico, una volta che l’attenzione cala, torniamo nel nostro schema abituale. Questa modalità, anche a lungo termine, potrebbe rivelarsi una soluzione inefficace.
Taping, bretelle o “sostegni”
Queste soluzioni mirano a correggere la postura dall’esterno, con un supporto che ci fa assumere una determinata postura in modo passivo.Il problema è che non ci “insegna” una diversa posizione, non ci porta ad un cambiamento progressivo, quindi non risulta efficace, perchè una volta tolto il sostegno torniamo alla posizione abituale.
Stretching
Lo stretching può aiutare la nostra flessibilità, ma non ha dimostrato di avere effetti significativi sul cambiamento della postura.
Attività fisica generale
Muoversi, aumentare la quantità di movimento nelle nostre giornate, camminare, giocare con i nostri figli o il nostro cane, ballare, fare un giro in bicicletta o qualunque altra attività fisica che ci fa stare bene. Non ci sono attività in assoluto migliori di altre. Vi piace il pilates? Vi piace la cyclette? Vi piace correre? Vi piace usare balance board e slackline? Vanno tutte ugualmente bene.
Questa soluzione è quella che ha dimostrato la maggiore efficacia, per una ragione biologica molto semplice: ogni organismo si adatta agli stimoli che riceve, o non riceve. Di conseguenza, la stimolazione data da uno stile di vita attivo, senza significative differenze tra le varie discipline o sport, risulta essere la migliore soluzione.
Ecco quindi che aumentando, attraverso il movimento, le risorse a disposizione del nostro sistema nervoso, l’organizzazione della nostra postura può essere migliore.
Lavorare sull’ergonomia
Modificare a beneficio della nostra postura quello che strutturalmente utilizziamo per lavoro (sedia, scrivania, mensole, tipologia di postazione, sedile dell’auto), rappresenta una soluzione moderatamente efficace. Non può da sola portare ad un robusto cambiamento, ma è un ottimo aiuto.
In conclusione:
- Cambiare postura per il gusto di cambiarla, non è una strada che vale la pena prendere.
- Non è la postura, ma la mancanza di movimento, ad avere influenza sul dolore.
- Muoverci con costanza e variabilità e sfruttare al meglio spazi ed arredamento dei nostri luoghi di lavoro sono i migliori strumenti per modificare la nostra postura nel lungo termine.
E in ultima battuta, essere “storti” o un po’ piegati in avanti non fa di noi delle persone che per forza avranno dolori lancinanti in futuro, tantomeno ci rende delle persone sbagliate.



