Almeno una volta nella vita è una frase che abbiamo sentito, rivolta a noi, oppure no. Magari è una frase che abbiamo anche detto, o ancora ci siamo guardati allo specchio e abbiamo pensato che dovremmo stare più dritti.
Da sempre ci preoccupiamo della nostra postura, cercando di controllarla. Non solo, ci sentiamo spesso in dovere di dire agli altri come devono stare, o se siamo così cortesi da non dire nulla, nella nostra testa si forma un giudizio, basato sulla postura che vediamo nelle persone. C’è un perché per ognuno di questi comportamenti, e la postura è uno dei motivi principali per cui una persona cerca il consiglio o l’aiuto di un fisioterapista, ma partiamo dall’inizio:
Cos’è la postura?
Postura (dal latino, positura) è il temine utilizzato in ambito medico per definire la posizione che il corpo mantiene nello spazio, in relazione alle condizioni dell’ambiente esterno.
…eh?
La postura rappresenta come il nostro corpo reagisce all’ambiente che ci circonda. Prima di tutto, se pensiamo al semplice atto di stare in piedi, il corpo reagisce alla forza di gravità, rispondendo con delle attivazioni muscolari, contraendo determinati gruppi di muscoli, che ci permettono di quindi di raggiungere e mantenere la posizione in stazione eretta nel tempo.
Questa è certamente la principale idea di postura che abbiamo. Un’altra potrebbe invece essere correlata alla posizione che siamo obbligati a tenere rispetto alla scrivania in ufficio, al molto tempo passato in macchina, e in generale alle condizioni imposte dal nostro lavoro.
Altra risposta ad una condizione esterna potrebbe essere questa:
siete ad un concerto, sotto il palco, in piedi o seduti, ma con una discreta quantità di spazio vitale intorno a voi, e un’ora prima che il concerto inizi, immancabilmente, dalle retrovie tutti cominciano ad avanzare, e stipati in avanti aspettate in piedi l’inizio.
In questa situazione vi è mai capitato di dover stare per forza inclinati leggermente in avanti, o con quasi tutto il peso sulle punte dei piedi? E di sentirvi affaticati dopo un po’? Ecco, questa situazione è una risposta alle condizioni dell’ambiente esterno che ci porta ad assumere un’altra postura.
In tutti questi casi, il nostro sistema nervoso risponde a queste sollecitazioni tenendo conto delle risorse ed informazioni che possiede da parte del sistema muscolo-scheletrico, dagli organi di senso e dai fattori psicosociali che fanno parte di ogni persona.
In che senso fattori psicosociali?
Sicuramente tutti quanti almeno una volta abbiamo visto una persona cara un po’ piegata in avanti, ingobbita su sé stessa, o rannicchiata sul divano e le abbiamo istintivamente chiesto “Qualcosa non va?”. Oppure ci siamo noi stessi messi in quella posizione dopo una lunga giornata di lavoro, o in un qualunque momento di tristezza.
D’altronde se pensiamo ai cartoni animati, al cinema, e soprattutto al teatro, la postura è un fattore fondamentale per comunicare lo stato d’animo di un personaggio.
Postura ed emozioni sono intimamente correlati.
Che importanza ha la postura nella nostra vita quotidiana?
Da quando siamo bambini ci hanno fatto notare come fosse importante stare dritti, quanto fosse brutto fare la gobba. Ma per quale motivo? Quali giustificazioni ci sono? Perché è così profondamente radicata in noi l’idea che la postura corretta è quella “pancia in dentro, petto in fuori”?
Tutti cerchiamo di mantenere questo tipo di postura, con una particolare enfasi sulla schiena dritta.
Ci pensiamo più volte al giorno, la ricerchiamo quando guardiamo nello specchio, tutti in tiro e pronti per un appuntamento.
C’è certamente da dire che una postura di questo tipo, suggerisce forza, positività, e voglia di fare.
Ma perché tutte le altre sono “cattive posture”?
Non voglio entrare nel merito delle possibili cause legate al contesto sociale, culturale, religioso, non è il luogo adatto, e soprattutto non ho le competenze per parlarne.
Una delle principali considerazioni che hanno portato, sia da parte di fisioterapisti ed altri professionisti della riabilitazione, sia dai pazienti, a parlare di “cattiva postura” è la sua presunta correlazione con il dolore.
Ma è veramente così?
La cattiva postura causa dolore?
Questa considerazione è andata rinforzandosi negli ultimi 40 anni, e in tutta onestà, anch’io ho trovato questa correlazione logica e credibile, tanto da partire da questa supposizione nel costruire la mia tesi di laurea.
Tuttavia, recentemente, una serie di ricerche hanno evidenziato che la postura può contribuire alla comparsa e al mantenimento del dolore, ma non può essere considerata la sua causa principale.
Ecco alcuni esempi:
“Hai una gamba più lunga dell’altra. Devi fare qualcosa, altrimenti sono dolori!”
“Ho mal di schiena da un po’, e l’altro giorno mi sono accorto che ho una gamba più lunga dell’altra. Che sia per quello?”
Quante volte hai sentito un fisioterapista o un amico dire una frase del genere?
Quest’associazione di idee si basa sull’ipotesi che una diversa lunghezza degli arti inferiori porti ad uno sbilanciamento, lo sbilanciamento a diverse attivazioni muscolari, quindi contratture e rigidità, e che queste portino dolore.
In effetti però, già dal 1984, uno studio aveva fatto notare come l’asimmetria degli arti inferiori non fosse correlata a dolore lombare. E dopo questo ne sono venuti molti altri.
Un altro interessante studio del 2010, indagava la correlazione tra la differenza di massa tra i muscoli dell’anca e della colonna lombare nei calciatori, e il numero di infortuni. Questo perché era credenza diffusa che l’asimmetria potesse essere un fattore di rischio significativo, cosa che istintivamente può sempre anche logica. Nonostante questo, lo studio ha dimostrato che non c’è alcuna correlazione tra i due elementi.
“Ok, ma un mio amico ha fatto tutto un lavoro per cambiare la postura e adesso lo vedo che sta più dritto! Sta meglio!”
Certo! Nessuno dice che non sia il caso di lavorare sulla postura, come vedremo più avanti, ma non è detto che cambiarla possa agire sui nostri sintomi in modo significativo. E di seguito ne troviamo un esempio.
L’intento degli autori di questo studio era quello di agire sul dolore cervicale dei pazienti con un programma di esercizi di coordinazione e controllo motorio per modificare la postura, e ci sono riusciti! Tutti i pazienti hanno modificato la loro postura verso un maggiore allineamento e ridotto la loro paura del movimento. Ma qui viene il bello: nessuno ha avuto miglioramenti significativi per quanto riguarda il dolore!!
Quindi, ricapitolando, asimmetrie e alterazioni della postura non sono correlati al dolore, e modificarla non garantisce automaticamente la risoluzione del dolore.
Arrivati a questo punto, perché cambiare postura?